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Alla luce della Pasqua
contemplano il volto del Signore;
e ne fanno costante memoria
nell’Eucaristia.
Ricordano con stupore
e insegnano ai loro figli
di come Gesù un giorno
è venuto sulla terra.
Gesù si è avvicinato ad ogni uomo
e passando accanto a loro
li ha introdotti nell’età dell’amore
e ha partecipato alla loro festa nuziale.
Nel normale svolgersi della vita
i discepoli del Signore
ripercorrono nel vangelo i passi di Gesù,
il quale ha fatto del bene a tutti
ed è venuto a salvare chi si era perduto.
Umilmente questi sposi,
nella disciplina evangelica
della reciproca dedizione,
vogliono imitare l’umanità di Cristo
nella sua tenerezza e nella sua bontà.
Per questo fanno proprio
uno stile di vita mite e sobrio,
silenzioso e paziente, discreto e coraggioso.
Si lasciano guidare
dalla assoluta libertà dell’agire di Dio,
e contemplando il volto di Gesù,
sanno che non potranno mai restare lontani
dalla scienza della croce.
Il desiderio di questi sposi è quello di poter contemplare nella concretezza della vita il
volto di Gesù. Ogni giorno sale dal loro cuore la preghiera del salmo: «Ma io nella giustizia
contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine » (Sl 16,15).
Nell’esperienza spirituale dei Discepoli del Signore è molto importante coltivare il senso della
presenza di Dio.
Contemplare il volto di Gesù significa per loro mantenere durante la giornata un
costante pensiero al Signore «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;»
(Gv 1,9): vivere di questa comunione spirituale è un loro obiettivo. Questo pensiero affettivo
costante al Signore raccoglie le ore della giornata, permette di non disperdersi in distrazioni
e vanità delle cose, aiuta in un lavoro ordinato, dà la forza di portare difficoltà e fatiche,
mantiene unite le persone che si amano.
Per i Discepoli del Signore questo senso della presenza è qualcosa di estremamente
importante da insegnare ai loro figli. Se un bambino cresce nella certezza che Gesù è vicino
ed è sempre presente, si abitua naturalmente alla preghiera, vince le piccole paure
quotidiane, stabilisce un colloquio segreto con lui e si sente custodito dalla sua bontà. La
contemplazione del volto di Gesù è la sorgente di una fede da trasmettere ed è una
attitudine preziosa per diventare maestri di preghiera.
La familiarità con la persona di Gesù nutre ogni forma di amore ed è fortemente
evocativa dei primi passi compiuti nel fidanzamento. In questa familiarità e in questa
confidenza i Discepoli del Signore ripercorrono i passi della loro vocazione e riascoltano
volentieri la parola del profeta, che affida la bellezza dell’alleanza tra Dio e il suo popolo
all’immagine nuziale: «Passai vicino a te e ti vidi. Ecco: la tua età era l’età dell’amore. Io
stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità. Ti feci un giuramento e strinsi
alleanza con te – oracolo del Signore Dio – e divenisti mia» (Ez 16,8).
Così Gesù si è avvicinato alla storia personale di ciascuno, così ha preparato la festa
di nozze ed ha partecipato alla gioia di due giovani sposi; i discepoli e sua madre erano
con lui: «Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù.
Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli» (Gv 2,1-2). Nel matrimonio Gesù
stabilisce con gli sposi un’alleanza che li metterà per sempre in comunione con lui. «Ogni
festa nuziale ebraica rendeva presente l’alleanza e assicurava la benedizione della
fecondità, la continuità del popolo e questo fino a quando sarebbe arrivato il Messia. In
questa festa nuziale (…) Gesù passa in primo piano. Egli è il vero sposo capace di
trasformare l’acqua per le purificazioni esterne nel vino dell’amore e della gioia»
Questa familiarità con Gesù, che continuamente viene evocata e che costituisce
uno stato interiore dell’anima, mette sempre di più in comunione la vita degli sposi con la
santissima umanità di Cristo. In questa umanità gli sposi trovano l’alimento della loro
maturità umana e lo stile della loro paziente fecondità. Il Vangelo viene ripercorso, passo
dopo passo, insieme a Gesù. Con lui si incontrano le persone, si affrontano le situazioni, si
operano i discernimenti, si impara a perdonare. Si segue nel matrimonio la traccia del
Signore il quale «In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e
annunciando la buona notizia del regno di Dio» (Lc 8,1).
Lungo gli anni, quando il matrimonio si compie e si consuma si costruiscono legami e
si operano distacchi: si scopre la complessità della vita e la propria povertà; di fronte a
diverse situazioni ci si sente incapaci o impotenti; anche all’interno di una famiglia a volte si
devono portare situazioni pesanti e sembra che molte cose vadano perdute. Allora i
Discepoli del Signore trovano pace perché hanno imparato, anche dal loro matrimonio,
che «Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc
19,10).
I coniugi cristiani, amandosi l’un l’altro come Gesù li ha amati (cfr Gv 13,34), si
sottomettono reciprocamente nel timore di Cristo (cfr Ef 5,21) e trovano la pace nella
mitezza e nell’umiltà del cuore: « Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che
sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita » (Mt. 11,29). In questo dono
reciproco della vita i Discepoli del Signore credono ad una salvezza che passa dalla croce,
secondo la parola di Gesù: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la
propria vita per causa mia, la salverà.» (Lc 9,24).
Questo stile di vita richiede un ordine interiore straordinario, una grande pazienza
nell’accogliersi e una forte generosità dell’agire. Il dono passa spesso attraverso la
dedizione di un lavoro quotidiano che esclude ogni forma di pigrizia, di ripiegamento su di
sè e sulle proprie immediate esigenze, ma al contrario è sempre estremamente attento ai
bisogni del coniuge e di tutta intera la famiglia.
Con il passare degli anni e con la maturazione della fede si va spesso oltre i riscontri
emotivi immediati; il proprio linguaggio affettivo diventa più sobrio, più essenziale, più dedito
al bene reale delle persone; si impara ad offrire sacrifici più grandi e insieme si gioisce della
reciprocità del dono.
Tutto questo deve essere sempre sostenuto da una ricca esperienza di preghiera.
RIMANETE NEL MIO AMORE :
2. il volto di Gesù
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